giovedì 26 maggio 2016

Fortunatamente?

Fortunatamente oggi dovevo lavorare solo due ore,
Sfortunatamente sono dovuta andare a fare una supplenza.
Fortunatamente erano solo due ore,
Sfortunatamente non conoscevo per nulla la classe.
Fortunatamente sembravano buoni,
Sfortunatamente erano 25.
Fortunatamente sono stata avvisata che
Sfortunatamente proprio questa mattina ci sarebbe stata la prova antincendio!
Fortunatamente eravamo al primo piano,
Sfortunatamente non hanno più voluto lavorare.
Fortunatamente avevo con me il kit libri pronto soccorso,
Sfortunatamente e' suonata la campana d'allarme.
Fortunatamente la prova e' durata poco,
Sfortunatamente siamo tornati in classe dopo poco.
Fortunatamente avevo ancora il tempo per leggere
Perché fortunatamente hanno amato il libro
E fortunatamente sono andata a casa felice e contenta!

Si sa, i bambini sono in grado di fare le domande più insensate e darsi le risposte più improbabili, inventare stratagemmi e nuovi finali, arricchire storie e colorare racconti.
Abbiamo letto il libro due volte, il pubblico chiedeva il bis!
Alla quinta domanda 'Ma perché...?'
Ho detto: 'Questo può saperlo solo l'autore...'
E, detto fatto: "Caro Remy Charlip," scrivono i bambini della III C "abbiamo delle curiosità sul tuo libro".
Pur sapendo che una risposta non potrà esserci a questa lettera, almeno non da parte dell'autore è stato bello vederli così attivi ed appassionati e li ho lasciati fare.
Ed ora starà alla maestra, che ha parlato troppo presto, trovare il finale della storia...



'Fortunatamente', consigliato per lettori di tutte le eta', attenzione puo' creare dipendenza.
Come si legge dal sito della casa editrice Orecchio Acerbo: "Sottovoce, pudicamente, ricorda che nella vita non sempre è primavera. Ma anche che l'inverno non dura in eterno".

giovedì 19 maggio 2016

Ai bambini di oggi e ai bambini di ieri

Capita, alle volte, di leggere un libro, ascoltare una musica, vedere un film, leggere una poesia, e ritrovarsi, capirsi un po' di più; in quel momento, quell'opera entra nel nostro cuore e diventa parte della nostra stessa essenza.
Forse è proprio questa la magia più bella dell'arte, leggersi dentro.
Si sa che le la lettura segue delle fasi nel corso della vita, anche per i lettori incalliti e più appassionati, fatte di alti e bassi, di momenti più intensi e più pigri.
Per me questo è il momento di riscoperta della poesia, abbandonata dall'adolescenza, e del suo tenue ma efficace linguaggio.
Sono ben due le poesie che, sfogliando libri per ragazzi in questi giorni, mi sono saltate all'occhio, due poesie in cui mi riconosco, riconosco le mie origini e la mia essenza, due poesie in cui mi riconosco così tanto quasi da sorprendermi di come sia possibile.
Forse il supremo scopo dell'arte, come dell'amore, è quello di sentirci meno soli?

Cinquanta poesie scelte dalle "Rime d'occasione", scritte per chi le chiedeva, per qualche avvenimento particolare, per librerie o scuole, scritte da uno degli autori più importanti in Italia per bambini, autore di versi straordinari.
Molti lo riconosceranno per aver collaborato a "L'Albero Azzurro", programma cult della tv italiana per bambini. Qui potete trovare una biografia completa e poetica, come più gli si confà!
Si consiglia dello stesso autore: "Rime di rabbia" e "Mal di pancia calabrone", di cui spero di parlarvi presto!




21. Rima dei bambini in salita

Ci sono bambini burattini stanchi
Che vivono una faticosa vita
Per strada, nelle camere, fra i banchi
Sono sempre in salita
Ogni frase da dire è una montagna
Da scalare fra picchi e scogli sparsi
Ogni passo con pena si guadagna
Per loro camminare è arrampicarsi
Fatica per vedere, fatica per sentire
Pesa un quintale un foglio preso in mano
Durissimo studiare, difficile capire
Il mondo è ripido, scosceso e strano
Ma la salita fa le gambe muscolose
Loro non se ne sono mai accorti
Ma i burattini dalle vite faticose
Nascosti dentro hanno bambini forti
E tutti noi che siamo un po' il contrario
E il burattino è dentro, ben nascosto
Con loro abbiamo un modo straordinario
Per fargli prender aria, anche per poco
Facciamo qualche gioco
Che ci scambi di posto




La stupenda raccolta di poesie che ripercorre un anno, lo scorrere del tempo, le stagioni ed i vissuti emotivi, trova una forte combinazione tra Giusi Quarenghi, scrittrice di grande qualità e vincitrice del Premio Andersen nel 2006, e Chiara Carrer, a mio avviso una delle più brave illustratrici italiane del momento.
Come sottolinea l'editore, si tratta di un libro delicato e forte nello stesso tempo, fatto per ammaliare e insegnare la bellezza del vivere più profondo e semplice.




Quand'ero piccola io so che piangevo
Ogni volta che il sole era al tramonto
Non volevo lasciarlo andar via
non ero sicura che sarebbe tornato
Così piangevo, per farlo restare
Con la mano sulla porta del mondo
sul bordo del monto sull'orlo del mare lui mi guardava e spariva.
Ma che sarebbe tornato lui lo sapeva.
Per me ci sono voluti mille tramonti
mille e poi ancora uno, due, forse più di sei


Forse solo chi mi conosce intimamente può capre quanto profondamente e realmente queste poesie, scovate per caso, mi possano toccare e rispecchiare, ed è bello, oggi, a 26 anni, sapere che qualcuno è riuscito a scriverne ed a comunicare quanto io da una vita cerco di fare, con molta difficoltà.
Questi versi mi portano ad immaginare una bambina un po' triste, dalla natura forse un po' malinconica, o forse solo un po' spaventata, in una calda sera d'estate che mi saluta dolcemente seduta sugli scogli. Dietro il mare, un mare calmo, accogliente, un mare che riflette un mesto tramonto, uno dei mille e mille ancora, prima di credere che il sole sarebbe tornato domani.



mercoledì 11 maggio 2016

Natura e calligrammi

Questo sarà un post atipico perché non legato ad un libro in particolare ma ad un'esperienza che ho proposto in classe, ispirata da tanti libri che, lontano e vicino, mi hanno lasciato qualcosa.
Le parole, quale magia...
e quale musica dalla loro combinazione!
Le parole sono come dei tasselli di puzzle che si lasciano usare per giocare; è allora un nostro diritto ed un nostro dovere giocare con le parole, non lasciarle lettere morte sul foglio.
Molto tempo nel mio lavoro quest'anno è stato dedicato alla lettura, molto meno alla scrittura creativa ed all'espressione di sé attraverso questo strumento; per questo sono rimasta particolarmente colpita l'altro giorno dopo aver proposto l'attività di comporre un calligramma libero.
Con un pizzico di timore, quello che incontriamo con le cose nuove, in questo spazio per me ancora poco esplorato, mi sembra, ci sia ancora molto spazio per meravigliarmi!

Il calligramma è una poesia costruita come un'immagine, in cui le scritte realizzano un disegno che è poi il soggetto stesso di cui parla la poesia.
In questo spazio di calma e rilassata creatività, in un clima costruttivo, mi sono persino potuta permettere di rilassarmi un attimo, respirare, ed anche io mettermi in gioco con loro...se gli insegnanti non giocano per primi seriamente, mostrando il cammino, da cosa possono loro prendere esempio?


Calligramma "Le nuvole" (Elisa, classe V)

Le nuvole corrono come agnellini candidi e teneri,
mentre la mamma piange per la disperazione 
e fa scatenare un'alluvione.
Dopo aver fatto pace, 
tutto tace,
mentre spunta un arcobaleno
che rallegra tutto il sereno!


Calligramma "Stella" (Viola, classe V)

Stella brillante e luminosa,
splendi nella notte e la tua luce si riflette nell'oceano,
emani calore e luce nelle oscure tenebre.
Di giorno scompari
lasciandomi solo il ricordo della tua brillantezza eterna nella notte scura.


"Foglia d'autunno" (Calligramma di una malinconica maestra anonima)

Foglia d'autunno, prendi coraggio, 
ti stacchi dal ramo e inizi il tuo viaggio.
Un viaggio di vento
che ti porta lento,
ti porta lontano
sulla mia mano. 
Ti posi qui, come farfalla,
farfalla d'autunno,
farfalla che balla. 
Danza nell'aria come poesia,
un'aria che, piano, ti porta via.
Pian piano si spoglia
l'albero fino all'ultima foglia.
Ultima lacrima,
rimane nudo,
fino al prossimo manto,
fino al prossimo anno.




lunedì 9 maggio 2016

Di scioperi non autorizzati: The day the cryons quit

Sono della generazione di Toy Story e questo libro non poteva non colpirmi.
Quando ero piccola, ma non troppo piccola, uscì nelle sale un film che ha cambiato la mia infanzia e la mia relazione con le cose, in particolare con i miei giochi; una relazione che si è fatta a volte morbosa!
Quel maledetto film mi tornava alla mente ogni volta che sceglievo un pupazzo per giocare e immaginavo le facce tristi degli esclusi, ogni volta che per un po' di tempo non usavo un gioco e temevo si sentisse abbandonato, perfino mi era proibito pronunciare la parola "preferito"!
Insomma, per non ferire i sentimenti di nessuno, mi forzavo di utilizzare una sorta di calendario di turni di gioco, per far muovere tutti dalla propria posizione, cercavo di riservare parole carine ad ognuno di loro (e soprattutto non mi facevo fregare quando mi facevano la domanda proibita con "preferito" e restavo sul vago!).
Per un periodo ho avuto tutto abbastanza sotto controllo, ma il problema vero è arrivato quando ho dovuto iniziare a selezionare cosa tenere e cosa dare via di quei giochi che ormai non usavo quasi più.
E lì è iniziato il dramma!
Ci sono voluti anni per scrollarmi di dosso quel senso di responsabilità che Toy Story mi aveva fatto nascere, e che forse non è ancora del tutto estirpato (basta guardare nello scaffale più in alto del mio armadio...) ed ora mi ritrovo in mano questo libro che avvalora questa teoria: anche gli oggetti hanno dei sentimenti!
Ovviamente, lo so, si tratta solo di una storia, ma se fosse così?
Allora la storia si moltiplicherebbe e si potrebbero inventare infinite storie, infinite trame ed infiniti personaggi, ognuno con il suo carattere ed ognuno, magari, con qualche appunto e rimprovero da fare, in uno spassoso gioco, come questi impertinenti colori che un giorno, così di punto in bianco, decidono di tirar fuori tutti i problemi accumulati!
Il mazzo di tulipani in salotto mi potrebbe scrivere: "Cara Silvia, lo so che siamo stati un dono molto gradito e che ti ricordiamo un piacevole evento, ma dopo quasi dieci giorni, non credi sia il caso di lasciarci riposare un po'? Siamo stanchi di stare in piedi tutto questo tempo e non abbiamo più il bel colore giallo accesso dei primi giorni, non vogliamo farci vedere giù!"
E magari potrei ricomporre tutte le storie e tutti i desideri in un bel disegno, come fa Duncan nel libro, e finalmente riuscire ad accontentare tutti in un dolce lieto fine!

Quando un libro colpisce dritto al cuore e poi resta nella testa e ci torni a pensare e ci torni a sorridere...
Il libro è in inglese e sono ancora indecisa se approntare una rapida traduzione per poterlo proporre in classe o provare a leggerlo direttamente in lingua e vedere cosa ne viene fuori, credo che potrebbe essere, anzi, un modo divertente di fare una lezione in inglese diversa e ritrovare molti termini che loro già conoscono.
Vi terrò aggiornati ;)