mercoledì 6 gennaio 2016

Silvia Perrone, una baraonda testa di sotto e piedi all'insù

Altra puntata per "Puntiamo in alto", questo mese alla scoperta di Silvia Perrone IllustrAutrice.
Sono molto lieta di poterle dedicare questo spazio, a lei, persona gentile e amichevole, ed ai suoi disegni, colorati e moderni con le guance rosse e paffute.


Ogni storia inizia con un C’era una volta raccontaci il tuo C’era una volta. 

Che bambina eri? Che rapporto avevi con i libri? Il libro del cuore della tua infanzia?

Ero, come direbbe mia nonna, una “Signorina Tummistufi”. In altre parole, una saputella combinaguai, con lo sguardo attento ed una frangetta storta che non stava mai al posto suo. L’unico modo per annientarmi e non sentire la mia vocetta petulante per qualche ora di fila, era rifilarmi un libro nuovo o carta e matita per disegnare. Ho sempre adorato i libri. Adorato, nel vero senso della parola. Amavo leggere e guardare le illustrazioni, d’accordo, ma non solo: adoravo i libri anche da chiusi, mi piaceva annusarli, godermi lo scricchiolio delle pagine mentre li sfogliavo. Dovendo scegliere il mio preferito, ad oggi direi “Ascolta il mio cuore” di Bianca Pitzorno, che rileggo ancora, quando mi va. Prisca, con il suo spirito battagliero da paladina della giustizia (e da signorina Tummistufi, come me) è stata, in assoluto, la prima eroina di cui mi sia mai innamorata.

Quando nasce la tua passione?

La mia passione per i libri e per il disegno nascono insieme, da piccolissima. Guardavo mia sorella più grande leggere e capii che si trattava di un potere sensazionale. Guardavo il mio papà dipingere e capii che anche quello doveva essere un potere che non potevo farmi sfuggire. Infine la mia mamma, che è sempre stata la più pragmatica della famiglia, mi mise a disposizione uno strumento strabiliante: le letterine magnetiche. E fu allora, forse, che cominciai ad inventare storie. Sopra il nostro frigorifero.

Che ostacoli hai incontrato?

L’ostacolo del passato è stata l’eccessiva razionalità, che teneva a briglie strette la mia fantasia ed il suo desiderio di correre sfrenata. L’ostacolo principale, oggi, è il tempo. E’ dura, tra lavori e impegni vari, ritagliare qualche ora (qualche secondo, nel peggiore dei casi) da dedicare all’illustrazione o alla scrittura, perché sono cresciuta a suon di “Prima il dovere e poi il piacere” e sono ancora troppo lontana dal considerare queste mie passioni un dovere. A volte vorrei proprio guardare il mondo a testa in giù e dirmi “Prima il piacere e poi il dovere, per una volta!” e presto o tardi, lo so, sarò così tenace da gridarlo.


Storie colori


Che tecniche usi per realizzare i tuoi lavori?

A me piace tutto. Ma davvero! Uso l’acquerello ma subito dopo mi imbatto in una tavola ad acrilico e mi innamoro dell’acrilico. Amo l’acrilico e le paste materiche ma poi mi innamoro del collage. Quindi torno alla matita, ci aggiungo del digitale, poi stampo tutto

e lo ritaglio per farci nuovo collage. Insomma, visto che non so scegliere, il più delle volte la mia è una tecnica mista. Ognuna di queste tecniche mi dà qualcosa alla quale, per ora, non so rinunciare. Spesso mi capita di ripensare ad alcune illustrazioni con tecniche diverse, ma poi vince sempre il calderone e ci butto dentro tutto. La mia è decisamente una tecnica mista. Mi mette allegria, mi fa pensare che il mio lavoro non sia mai così compiuto da non poter essere di nuovo stravolto. Credo che lo stile rispecchi immensamente la persona che siamo, oltre che gli artisti che vogliamo essere: io sono una baraonda, ecco tutto.

Che storie racconti attraverso le tue immagini?

Mi piace raccontare, attraverso le immagini, tutto ciò che mi passa per la testa: nuovi personaggi, situazioni paradossali, realtà viste come piace a me, con la testa di sotto e i piedi all’insù. A volte capita che da uno schizzo nasca un’idea e che da una faccia buffa venga fuori tutta la sua storia. A volte il contrario. Re Tempesta, per esempio, è nato al semaforo: è bastata un po’ di pioggia ed un tergicristalli petulante che gracchiava la sua tiritera, che in un attimo ho sentito il bisogno di dare un volto al mio personaggio. Finora, comunque, tutte le storie che amo illustrare sono storie per bambini, perché, tanto per citare M. Montessori (che di bambini ne sapeva molto più di me), “Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità”. Ed io sono assolutamente d’accordo con lei.

A cosa/chi ti ispiri?

I miei illustratori di riferimento sono dei mostri sacri dell’immagine, in perfetto stile “Puntiamo in alto”. Oltre ad essere indiscutibilmente fenomenali, c’è qualcosa in loro che mi trasmette quella sensazione “Uccidetemi, perché non sarò mai così brava” che trovo assolutamente utile, forse indispensabile, per andare avanti con la giusta grinta. Ne potrei citare a centinaia ma mi limito ad un nome, Olivier Tallec.

Come nascono le tue idee?

L’ispirazione, il più delle volte, fa toc toc alla porta nei momenti più impensati: in fila alla Posta, durante una cena noiosa, quando in borsa non ho uno straccio di penna né un pezzetto di carta. Cerco, però, di ingraziarmela in modi diversi, sfogliando albi illustrati di altri autori, leggendo, guardando film, aprendo la finestra e godendomi il parco di fronte casa, brulicante di storie. A volte serve poco, una scintilla. A volte, meglio chiudere lo sketchbook e farsi una bella cantata.


Come una vedetta pirata


Se chiudi gli occhi, dove vorresti essere? Come vorresti realizzarti? Cosa vorresti realizzare?

Chiudo gli occhi e sono dove sono ora, alla scrivania. Ma si tratta di una scrivania molto più grande, di legno grezzo e macchiata di acrilico colorato. Di fronte a me, barattoli e cilindri di ogni misura, pennelli, pennelli, pennelli, colori, scotch di carta, forbici, fogli
e ancora pennelli. Una tazza di tè dimenticata in un angolo che lascia la sua orgogliosa impronta circolare, un menabò in lavorazione aperto lì accanto. Sono un’illustratrice e un’autrice. Un’illustrAutrice.

Speri di fare della tua passione il tuo lavoro?

Lo spero con tutto il cuore e lavorerò con tutte le forze possibili per far sì che accada.

Quali sono le cose che ti piacciono di più di questa attività e quali le criticità?

Mi piace il fatto che non devo immedesimarmi in niente e nessuno, non devo “entrare nell’ottica”, inquadrarmi, adattarmi. Quando disegno sono me stessa e posso dimenticarmi di tutto il resto. Mi preoccupa, non lo nascondo, il fatto che, in questo lavoro, non esistono vacanze, niente ferie né pensione (ma del resto, di questi tempi…). Bisogna rimanere degli arzilli Peter Pan, sempre pronti a scattare per inseguire una nuova storia, un’avventura, o la propria ombra incontentabile.

Ogni storia ha bisogno di un finale, tu quale scegli?

Scelgo il finale di un libro molto bello, scritto da Thierry Lenain ed illustrato da Olivier Tallec (“Bisognerà", Lapis Edizioni). Dopo avere stilato un triste elenco di tutte le brutture di questo mondo, il libro recita così: “Alla fine il bambino guardò il mondo un’ultima volta, dalla sua isola. Poi decise…di nascere.”


Ecco l'immagine che troverete per tutto il mese di gennaio come copertina della pagina facebook del blog, tratta dall'albo illustrato "Re Tempesta" scritto ed illustrato da Silvia Perrone!



"L’immagine che ho scelto per la copertina fa parte di “Re Tempesta”, il mio primo albo illustrato, pubblicato da le Brumaie Editore (TO) nel 2015. Questo affascinante cuoco dagli occhi smeraldo è, senza dubbio, il mio personaggio preferito. E’ stato bello disegnarlo insieme alla rondinella che, sullo sfondo, non rinuncia a guardare il cielo, pronta a spiccare nuovamente il volo. A volte, anche nelle creature più piccole, c’è talmente tanta forza da smuovere persino un re."

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