mercoledì 29 giugno 2016

L'evoluzione di Calpurnia

Di giovani donne, di scienziate, del guardarsi intorno


Ho un piccolo terrazzo.
Un terrazzo che non uso molto, freddo e spoglio d'inverno e ricco di zanzare in estate; eppure e' un bellissimo terrazzo.
Ora e' incorniciato dai rincospermum in fiore, il lilla delle sedie e del glicine disegnato sul tavolo di ceramica brilla alla luce e le bandierine tibetane colorate che mamma ha voluto appendere danzano alla leggera brezza estiva.
La sera, da un po' di tempo, mi piace stare fuori.
Nell'ora del crepuscolo in cui dentro si deve iniziare ad accendere la luce, fuori e' ancora tutto tramonto.

Allora mi sdraio sulla vecchia e scrostata panchina e sto li', semplicemente.
C'e' un alto tasso i cui rami ondeggiano leggermente seguendo le lievi folate di vento.
Un'ora calma, eppure frenetica.
Ogni 10 minuti passa un aereo, riesco a sentire il rombo del motore molto prima di vederlo e mi saluta per molto ancora dopo essere scomparso dal mio orizzonte, lasciando una scia sonora. Se mi concentro riesco anche a vedere i colori degli alettoni ed i finestrini e forse addirittura a distinguere la compagnia aerea.
Gli uccelli svolazzano in apparenti giri caotici richiamando i compagni per cercare un posto per la notte.
Le rondini, cosi' leggiadre, mi sorvolano con le loro piccole code-timone facendo una gran confusione. Girano tutte insieme, puntini nel cielo, come formiche sul sentiero e poi ad un certo punto scompaiono tutte insieme e torna il silenzio.
Ogni tanto un gabbiano sorvola veloce il terrazzo con le sue grandi ali, sembra cosi' silenzioso e maestoso, passa e scompare.
Poi arriva l'ora dei piccoli pipistrelli venuti a cercare insetti nel giardino di fronte, passano cosi' bassi da spingermi presto a rientrare in casa.
Ma che emozione la prima sera che li ho scoperti!


Cara Calpurnia, non potevi capitarmi tra le mani in momento più adatto.
Anche tu guardi la natura, anzi tu la studi, la penetri nelle leggi e costanze.
Io sto li', e guardarla mi calma.

"Sono riuscito a prendere delle noci pecan sanissime e a farle fermentare ricavandone una cosa che grosso modo è pipì di gatto".
Rimasi a bocca spalancata.
"E qual è la lezione che possiamo ricavarne?" continuò.
Io me ne stavo lì, guardandolo a bocca aperta.
Disse: "La lezione per oggi è questa: meglio viaggiare con la speranza in cuore che arrivare in salvo. Lo capisci?"
"No, signore".
"Significa che dovremmo festeggiare il fallimento di oggi, perché è un chiaro segno che il nostro viaggio di scoperta non è ancora finito. Il giorno in cui l'esperimento ha successo è il giorno in cui l'esperimento finisce. E io trovo inevitabile che la tristezza di aver finito superi la gioia di essere riusciti".

L'evoluzione di Calpurnia
di Jacqueline Kelly

“Perfetto per i bambini affascinati dalla scienza: dai segreti delle diverse specie di animali, dell’acqua e della terra”
Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perché? Sono di due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l'origine delle specie animali. Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica? Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata dal nonno e dal libro proibito, Calpurnia riuscirà a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell'acqua e della terra. E scoprirà anche se stessa.

"Che cos'era di preciso un naturalista? Non lo sapevo, ma decisi che per il resto dell'estate lo sarei stata. Se significava soltanto scrivere ciò che vedevi intorno a te, potevo farlo. Inoltre, ora che possedevo qualcosa per prendere appunti, vedevo cose che non avevo mai notato prima".

                                                                       (Descrizione dal sito della casa editrice Salani)

giovedì 26 maggio 2016

Fortunatamente?

Fortunatamente oggi dovevo lavorare solo due ore,
Sfortunatamente sono dovuta andare a fare una supplenza.
Fortunatamente erano solo due ore,
Sfortunatamente non conoscevo per nulla la classe.
Fortunatamente sembravano buoni,
Sfortunatamente erano 25.
Fortunatamente sono stata avvisata che
Sfortunatamente proprio questa mattina ci sarebbe stata la prova antincendio!
Fortunatamente eravamo al primo piano,
Sfortunatamente non hanno più voluto lavorare.
Fortunatamente avevo con me il kit libri pronto soccorso,
Sfortunatamente e' suonata la campana d'allarme.
Fortunatamente la prova e' durata poco,
Sfortunatamente siamo tornati in classe dopo poco.
Fortunatamente avevo ancora il tempo per leggere
Perché fortunatamente hanno amato il libro
E fortunatamente sono andata a casa felice e contenta!

Si sa, i bambini sono in grado di fare le domande più insensate e darsi le risposte più improbabili, inventare stratagemmi e nuovi finali, arricchire storie e colorare racconti.
Abbiamo letto il libro due volte, il pubblico chiedeva il bis!
Alla quinta domanda 'Ma perché...?'
Ho detto: 'Questo può saperlo solo l'autore...'
E, detto fatto: "Caro Remy Charlip," scrivono i bambini della III C "abbiamo delle curiosità sul tuo libro".
Pur sapendo che una risposta non potrà esserci a questa lettera, almeno non da parte dell'autore è stato bello vederli così attivi ed appassionati e li ho lasciati fare.
Ed ora starà alla maestra, che ha parlato troppo presto, trovare il finale della storia...



'Fortunatamente', consigliato per lettori di tutte le eta', attenzione puo' creare dipendenza.
Come si legge dal sito della casa editrice Orecchio Acerbo: "Sottovoce, pudicamente, ricorda che nella vita non sempre è primavera. Ma anche che l'inverno non dura in eterno".

giovedì 19 maggio 2016

Ai bambini di oggi e ai bambini di ieri

Capita, alle volte, di leggere un libro, ascoltare una musica, vedere un film, leggere una poesia, e ritrovarsi, capirsi un po' di più; in quel momento, quell'opera entra nel nostro cuore e diventa parte della nostra stessa essenza.
Forse è proprio questa la magia più bella dell'arte, leggersi dentro.
Si sa che le la lettura segue delle fasi nel corso della vita, anche per i lettori incalliti e più appassionati, fatte di alti e bassi, di momenti più intensi e più pigri.
Per me questo è il momento di riscoperta della poesia, abbandonata dall'adolescenza, e del suo tenue ma efficace linguaggio.
Sono ben due le poesie che, sfogliando libri per ragazzi in questi giorni, mi sono saltate all'occhio, due poesie in cui mi riconosco, riconosco le mie origini e la mia essenza, due poesie in cui mi riconosco così tanto quasi da sorprendermi di come sia possibile.
Forse il supremo scopo dell'arte, come dell'amore, è quello di sentirci meno soli?

Cinquanta poesie scelte dalle "Rime d'occasione", scritte per chi le chiedeva, per qualche avvenimento particolare, per librerie o scuole, scritte da uno degli autori più importanti in Italia per bambini, autore di versi straordinari.
Molti lo riconosceranno per aver collaborato a "L'Albero Azzurro", programma cult della tv italiana per bambini. Qui potete trovare una biografia completa e poetica, come più gli si confà!
Si consiglia dello stesso autore: "Rime di rabbia" e "Mal di pancia calabrone", di cui spero di parlarvi presto!




21. Rima dei bambini in salita

Ci sono bambini burattini stanchi
Che vivono una faticosa vita
Per strada, nelle camere, fra i banchi
Sono sempre in salita
Ogni frase da dire è una montagna
Da scalare fra picchi e scogli sparsi
Ogni passo con pena si guadagna
Per loro camminare è arrampicarsi
Fatica per vedere, fatica per sentire
Pesa un quintale un foglio preso in mano
Durissimo studiare, difficile capire
Il mondo è ripido, scosceso e strano
Ma la salita fa le gambe muscolose
Loro non se ne sono mai accorti
Ma i burattini dalle vite faticose
Nascosti dentro hanno bambini forti
E tutti noi che siamo un po' il contrario
E il burattino è dentro, ben nascosto
Con loro abbiamo un modo straordinario
Per fargli prender aria, anche per poco
Facciamo qualche gioco
Che ci scambi di posto




La stupenda raccolta di poesie che ripercorre un anno, lo scorrere del tempo, le stagioni ed i vissuti emotivi, trova una forte combinazione tra Giusi Quarenghi, scrittrice di grande qualità e vincitrice del Premio Andersen nel 2006, e Chiara Carrer, a mio avviso una delle più brave illustratrici italiane del momento.
Come sottolinea l'editore, si tratta di un libro delicato e forte nello stesso tempo, fatto per ammaliare e insegnare la bellezza del vivere più profondo e semplice.




Quand'ero piccola io so che piangevo
Ogni volta che il sole era al tramonto
Non volevo lasciarlo andar via
non ero sicura che sarebbe tornato
Così piangevo, per farlo restare
Con la mano sulla porta del mondo
sul bordo del monto sull'orlo del mare lui mi guardava e spariva.
Ma che sarebbe tornato lui lo sapeva.
Per me ci sono voluti mille tramonti
mille e poi ancora uno, due, forse più di sei


Forse solo chi mi conosce intimamente può capre quanto profondamente e realmente queste poesie, scovate per caso, mi possano toccare e rispecchiare, ed è bello, oggi, a 26 anni, sapere che qualcuno è riuscito a scriverne ed a comunicare quanto io da una vita cerco di fare, con molta difficoltà.
Questi versi mi portano ad immaginare una bambina un po' triste, dalla natura forse un po' malinconica, o forse solo un po' spaventata, in una calda sera d'estate che mi saluta dolcemente seduta sugli scogli. Dietro il mare, un mare calmo, accogliente, un mare che riflette un mesto tramonto, uno dei mille e mille ancora, prima di credere che il sole sarebbe tornato domani.



mercoledì 11 maggio 2016

Natura e calligrammi

Questo sarà un post atipico perché non legato ad un libro in particolare ma ad un'esperienza che ho proposto in classe, ispirata da tanti libri che, lontano e vicino, mi hanno lasciato qualcosa.
Le parole, quale magia...
e quale musica dalla loro combinazione!
Le parole sono come dei tasselli di puzzle che si lasciano usare per giocare; è allora un nostro diritto ed un nostro dovere giocare con le parole, non lasciarle lettere morte sul foglio.
Molto tempo nel mio lavoro quest'anno è stato dedicato alla lettura, molto meno alla scrittura creativa ed all'espressione di sé attraverso questo strumento; per questo sono rimasta particolarmente colpita l'altro giorno dopo aver proposto l'attività di comporre un calligramma libero.
Con un pizzico di timore, quello che incontriamo con le cose nuove, in questo spazio per me ancora poco esplorato, mi sembra, ci sia ancora molto spazio per meravigliarmi!

Il calligramma è una poesia costruita come un'immagine, in cui le scritte realizzano un disegno che è poi il soggetto stesso di cui parla la poesia.
In questo spazio di calma e rilassata creatività, in un clima costruttivo, mi sono persino potuta permettere di rilassarmi un attimo, respirare, ed anche io mettermi in gioco con loro...se gli insegnanti non giocano per primi seriamente, mostrando il cammino, da cosa possono loro prendere esempio?


Calligramma "Le nuvole" (Elisa, classe V)

Le nuvole corrono come agnellini candidi e teneri,
mentre la mamma piange per la disperazione 
e fa scatenare un'alluvione.
Dopo aver fatto pace, 
tutto tace,
mentre spunta un arcobaleno
che rallegra tutto il sereno!


Calligramma "Stella" (Viola, classe V)

Stella brillante e luminosa,
splendi nella notte e la tua luce si riflette nell'oceano,
emani calore e luce nelle oscure tenebre.
Di giorno scompari
lasciandomi solo il ricordo della tua brillantezza eterna nella notte scura.


"Foglia d'autunno" (Calligramma di una malinconica maestra anonima)

Foglia d'autunno, prendi coraggio, 
ti stacchi dal ramo e inizi il tuo viaggio.
Un viaggio di vento
che ti porta lento,
ti porta lontano
sulla mia mano. 
Ti posi qui, come farfalla,
farfalla d'autunno,
farfalla che balla. 
Danza nell'aria come poesia,
un'aria che, piano, ti porta via.
Pian piano si spoglia
l'albero fino all'ultima foglia.
Ultima lacrima,
rimane nudo,
fino al prossimo manto,
fino al prossimo anno.




lunedì 9 maggio 2016

Di scioperi non autorizzati: The day the cryons quit

Sono della generazione di Toy Story e questo libro non poteva non colpirmi.
Quando ero piccola, ma non troppo piccola, uscì nelle sale un film che ha cambiato la mia infanzia e la mia relazione con le cose, in particolare con i miei giochi; una relazione che si è fatta a volte morbosa!
Quel maledetto film mi tornava alla mente ogni volta che sceglievo un pupazzo per giocare e immaginavo le facce tristi degli esclusi, ogni volta che per un po' di tempo non usavo un gioco e temevo si sentisse abbandonato, perfino mi era proibito pronunciare la parola "preferito"!
Insomma, per non ferire i sentimenti di nessuno, mi forzavo di utilizzare una sorta di calendario di turni di gioco, per far muovere tutti dalla propria posizione, cercavo di riservare parole carine ad ognuno di loro (e soprattutto non mi facevo fregare quando mi facevano la domanda proibita con "preferito" e restavo sul vago!).
Per un periodo ho avuto tutto abbastanza sotto controllo, ma il problema vero è arrivato quando ho dovuto iniziare a selezionare cosa tenere e cosa dare via di quei giochi che ormai non usavo quasi più.
E lì è iniziato il dramma!
Ci sono voluti anni per scrollarmi di dosso quel senso di responsabilità che Toy Story mi aveva fatto nascere, e che forse non è ancora del tutto estirpato (basta guardare nello scaffale più in alto del mio armadio...) ed ora mi ritrovo in mano questo libro che avvalora questa teoria: anche gli oggetti hanno dei sentimenti!
Ovviamente, lo so, si tratta solo di una storia, ma se fosse così?
Allora la storia si moltiplicherebbe e si potrebbero inventare infinite storie, infinite trame ed infiniti personaggi, ognuno con il suo carattere ed ognuno, magari, con qualche appunto e rimprovero da fare, in uno spassoso gioco, come questi impertinenti colori che un giorno, così di punto in bianco, decidono di tirar fuori tutti i problemi accumulati!
Il mazzo di tulipani in salotto mi potrebbe scrivere: "Cara Silvia, lo so che siamo stati un dono molto gradito e che ti ricordiamo un piacevole evento, ma dopo quasi dieci giorni, non credi sia il caso di lasciarci riposare un po'? Siamo stanchi di stare in piedi tutto questo tempo e non abbiamo più il bel colore giallo accesso dei primi giorni, non vogliamo farci vedere giù!"
E magari potrei ricomporre tutte le storie e tutti i desideri in un bel disegno, come fa Duncan nel libro, e finalmente riuscire ad accontentare tutti in un dolce lieto fine!

Quando un libro colpisce dritto al cuore e poi resta nella testa e ci torni a pensare e ci torni a sorridere...
Il libro è in inglese e sono ancora indecisa se approntare una rapida traduzione per poterlo proporre in classe o provare a leggerlo direttamente in lingua e vedere cosa ne viene fuori, credo che potrebbe essere, anzi, un modo divertente di fare una lezione in inglese diversa e ritrovare molti termini che loro già conoscono.
Vi terrò aggiornati ;)

martedì 5 aprile 2016

Canti dell'attesa

Attesa,
c'è chi attende la primavera, chi attende tempi migliori, chi attende un amore.
Un amore che cresce in simbiosi con la nostra vita, l'attesa di una nascita.
Anzi, di una nascita e di una rinascita.

Non sono ancora mamma, ma sono tanto figlia, e se oggi ancora, dopo 26 anni, i suoi occhi brillano nel ricordo della mia attesa posso solo provare ad immaginare che emozione dev'essere stata e che cambiamento di vita!

Così, ho deciso di omaggiare il nuovo inizio di questa primavera,
uno sbocciare profumato di gemme che erano solo nascoste ai nostri occhi distratti e che eppure erano lì, in essere, tutto questo tempo, aspettando solo il momento giusto per fiorire, con l'inizio di tutti gli inizi, lo sbocciare di tutti gli sbocciare, la nascita di una nuova vita.

Un processo primordiale tra i più misteriosi ed affascinanti del mondo, anzi dell'universo, che si svolge proprio sotto i nostri occhi, dentro i nostri corpi, ignari e pronti ad accogliere la grande novità.

Molti libri "per bambini" sono stati scritti forse più per mamme che per bambini sull'attesa;
libri che possono cullare e cadenzare l'attesa di queste mamme e bambini in divenire come tenere ninne nanne.
Quale dono più grande si potrebbe far loro se non regalare un caldo abbraccio di parole e colori?

Tra i tanti libri, quelli che io regalerei/mi regalerei sono:

"Canti dell'attesa"
con le stupende e delicate ventuno poesie di Sabrina Giarratana accompagnate dalle evocative illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini, che con la luce, quella del suo nome, dipinge bianchi fondali (e quale colore più del bianco indica la nascita?)
Canto della pazienza
Ci vuole tempo, tempo per fare
l'opera è grande, devo aspettare
ci vuole un lungo lavoro attento
perché si arrivi a compimento
ad aspettarti io sto imparando
e sarai tu che decidi quando
devo lasciare la porta aperta
la mia pazienza è una scoperta.




"La prima volta che sono nata" di Cuvellier e Dutertre.
Se proprio volete far commuovere le neo-mamme, o anche le mamme di tutte le età, o anche le figlie di tutte le età! 
Insomma, non ci si può non commuovere con quest'albo illustrato, o meglio si può, uno degli aspetti belli di questo libro è che ha tantissimi livelli di lettura, così, come poi è quasi sempre, un adulto lo leggerà in modo sicuramente diverso da un bambino; in questo caso, questo è veramente un libro per tutte le età, farà sorridere la protagonista, che i giovani seguono in una sua così naturale esplorazione della vita.
Vita che muta in continuazione, in un'infinità di prime volte, fino alla seconda nascita, perfino più profonda e sentita, quella in cui guardiamo il volto di chi prima sentivamo solamente in noi. 





"Crescendo" di Alessandro Sanna, un magico racconto silenzioso, tra le pagine, ed accompagnato dalla musica di Paolo Fresu.
Un racconto per immagini, un diario dell'attesa, che di settimana in settimana porta all'incontro più importante.
Delicati fotogrammi di un corpo che muta in silhouette.
Veramente essenziale e toccante allo stesso tempo grazie agli acquerelli del bravissimo Alessandro Sanna e ad un'intuizione semplice ma estremamente efficace e ricca di meraviglia.
Mi dispiace se con le parole non riuscirò a comunicare quanto vorrei, ma a volte le parole non servono.
Grazie 




domenica 27 marzo 2016

Liberi tutti!


Poco tempo fa ho scoperto il bellissimo albo illustrato di Arianna Papini "Liberi tutti!"
L'ho sentito leggere ad una giovane libraia, leggere ed emozionarsi.
Con gli occhi ci guardava e con la voce delicata raccontava i No ed i Sì del libro e sembrava che alla fine tutto sarebbe davvero andato bene, a prescindere da quanto ci saremmo preoccupati e di quanti pensieri avremmo caricato piccoli gesti, piccole esperienze. E con il suo fare materno ed accogliente io stessa mi sono sentita accolta, nel mio bisogno di libertà, di sperimentare, di correre, di giocare ancora a nascondino nel parco, ed allo stesso tempo, inaspettatamente, nel mio bisogno di sentirmi sicura, di controllo, di essere preparata per ogni evenienza.
Fiducia.

Non so spiegare se mi sia innamorata del libro, della sensazione, della melodia della sua voce; certamente tutto era già lì, dentro quelle pagine, dentro le poche parole, dentro i colori e le immagini scelte dall'autrice, perché se è vero che un libro è scritto solo per metà, un bravo lettore riesce a impastare quanto ha tra le mani, amalgamarlo bene con tutte le sue esperienze, condirlo con tutta la passione, valorizzare ogni leggera sfumatura tra le righe e darlo in pasto a chi ascolta che potrà prenderlo e cullarlo nel petto, se in lui risuona.
Ed in me ha risuonato.

Ha risuonato alla me bambina con una mamma tanto affettuosa quanto timorosa, alla me che si ritraeva ed alla me che vibrava di curiosità, alla me che ubbidiva sempre ad alla me che si ribellava.
Ha risuonato alla me grande ed alla parte di mia madre che porto in me, quella che a volte vede tutto difficile e che poi si sorprende per le piccole cose, ed alla parte bambina che porto ancora in me.
Ha risuonato alla me responsabile di altre persone, di altri bambini ed al rapporto, a volte difficile, con la mia professione, l'insegnante. Al mio occhio ansioso quando li vedo agitarsi, al mio orecchio teso quando li sento alzare la voce, al mio cuore veloce quando qualcosa esce dal normale.
Fiducia.
I bambini sanno cosa fare?
E noi?

venerdì 18 marzo 2016

Zoottica, questione di punti di vista

Dopo tanto tanto tempo, torno a scrivere e lo faccio con lo spirito di una bambina che scrive i suoi propositi per il 2016.
Ebbene tra tanti impegni di lavoro e di piacere ho dovuto lasciare un po' indietro questo spazio, ma spero di poter recuperare!

Venendo a noi...
Come avevo anticipato, sto scrivendo una tesi sui libri di divulgazione con cui spero poi di poter lavorare a qualcosa di interessante.
Visto che la maggior parte delle mie energie in questo momento sono state risucchiate da questa ricerca, ho pensato di riproporvi una selezione dei libri divulgativi premiati che sto presentando in uno dei capitoli.
Iniziamo oggi con

Zoottica del grandissimo Guillaume Duprat (autore anche del Libro delle terre immaginate) e finalista per il Miglior libro di divulgazione del Premio Andersen 2014.


Questo grande libro mi ha colpito inizialmente per un motivo:
da piccola mi sono domandata in maniera insistente come vedessero gli animali, in particolare quelli che potevo osservare di più, come cani e gatti, e nessuno è stato in grado di darmi risposte concrete.
I miei genitori si ammutolivano e addirittura mi comprarono una videocassetta di Superquark in cui avrebbe dovuto spiegare "tutto" sulla vista dei gatti.
Eppure non ero ancora soddisfatta.
Oltre a non aver avuto abbastanza informazioni, mi chiedevo: E loro come fanno a saperlo?
Non è che un gatto possa raccontare come vede e, d'altronde, neanche una persona può sperimentarlo mettendosi nei panni di un felino.

Così sono cresciuta, e questa come tante altre domande che da bambini ci si fa, è stata coperta da tante cose da fare, tanti progetti e tante altre passioni.
Fino a quando ho visto questo libro!

Dopo una interessante spiegazione iniziale sul perché non tutti gli animali vedono allo stesso modo, Guillaume Duprat mostra venti favolose illustrazioni di animali  e del mondo nascosto dietro i loro occhi.

Attraverso delle finestrelle da sollevare, la stessa immagine iniziale di un paesaggio si rivela nella percezione dell’animale scelto seguendo leggi etologiche spiegate qui, con grande semplicità e concretezza.
Una scoperta continua che forse può insegnarci anche che le cose cambiano sempre a seconda di come le guardiamo e non sono mai solo in un modo.

Anzi, ora vi saluto e me lo vado a sfogliare di nuovo! 


lunedì 22 febbraio 2016

Le case di Monteverde

III Incontro LIA Monteverde, Roma:

Grazie all'iniziativa LIA ed all'impegno di chi, con tenacia, ha voluto avviare un gruppo di lettura nel quartiere di Monteverde, è già la terza volta che ci si riunisce per discutere e presentare libri per ragazzi intorno ad un tema conduttore; ottima occasione per potersi confrontare e condividere questa passione con nuove conoscenze e poi chissà...
Dopo il tema "Ironia", gentilmente ospitato dalla casa editrice Orecchio Acerbo, e "Viaggio", in questo incontro si è trattato di "Case" nella stupenda cornice del Bistrot Al Clivo.
Case come rifugio sicuro, case come tane o come luogo di sogno e fantasia, case testimoni dello scorrere del tempo, case secolari come alberi che osservano lo scorrere della vita, case come incontro.
In questo "incontro" si sono presentati i seguenti libri:

Madama Topina e le case del bosco, George Mendoza, Doris Smith, Piccoli Editori

Libro anni '80 delizioso ricco di dettagli curiosi e affascinanti per perdersi nelle immagini e viaggiare con la fantasia.



Il signor nessuno, Joanna Concejo, Topipittori
Albo malinconico con illustrazioni immaginifiche che rivelano diversi livelli di lettura; giocato sui toni del grigio, come è grigia la realtà del signor Nessuno, così normale e così speciale...eppure così solo.


Virginia Wolf: la bambina con il lupo dentro, Kyo Mac Leon, Isabelle Arsenault, Rizzoli
(di cui avevo già parlato qui)


Una casa che può significare chiusura dal mondo esterno, ricerca di protezione, rifugio ma anche isolamento: isolamento che l'amore può, ancora, superare per una nuova ricongiunzione.


Frigo Vide, Dorémus, Francia


Albo francese del 2009 e premiato nel 2015 dal Bologna Ragazzi Award.
A chi non è capitato di tornare a casa la sera e non avere nulla nel frigo? Chissà che questa non diventi l'occasione per una nuova avventura e per conoscere chi ci vive accanto. 
Case in cui si incontra l'altro per vivere un'esperienza nuova e comune. Ironico e accurato. soprattutto nella scelta del colore.


Luna e la camera blu, Magdalena Guirao Julien, Chirstine Dawenier, Babalibri

 

Libro che inizia con una storia qualunque, una nonna e una nipote con le loro abitudini, dai toni acquarellati e freschi per poi inoltrarsi nel mondo fatato di un'antica tappezzeria in cui la bambina riesce a entrare con la fantasia, porta per straordinarie avventure di gessetto rosso.

Casa del Tempo, Roberto Innocenti, Roberto Piumini, La Margherita


La storia di una casa lunga un secolo: gli inquilini cambiano, la storia segue il suo corso e lascia le sue tracce. Innocenti illustra con il suo stile unico questa storia tra tante.

Grazie,
a presto!

mercoledì 6 gennaio 2016

Silvia Perrone, una baraonda testa di sotto e piedi all'insù

Altra puntata per "Puntiamo in alto", questo mese alla scoperta di Silvia Perrone IllustrAutrice.
Sono molto lieta di poterle dedicare questo spazio, a lei, persona gentile e amichevole, ed ai suoi disegni, colorati e moderni con le guance rosse e paffute.


Ogni storia inizia con un C’era una volta raccontaci il tuo C’era una volta. 

Che bambina eri? Che rapporto avevi con i libri? Il libro del cuore della tua infanzia?

Ero, come direbbe mia nonna, una “Signorina Tummistufi”. In altre parole, una saputella combinaguai, con lo sguardo attento ed una frangetta storta che non stava mai al posto suo. L’unico modo per annientarmi e non sentire la mia vocetta petulante per qualche ora di fila, era rifilarmi un libro nuovo o carta e matita per disegnare. Ho sempre adorato i libri. Adorato, nel vero senso della parola. Amavo leggere e guardare le illustrazioni, d’accordo, ma non solo: adoravo i libri anche da chiusi, mi piaceva annusarli, godermi lo scricchiolio delle pagine mentre li sfogliavo. Dovendo scegliere il mio preferito, ad oggi direi “Ascolta il mio cuore” di Bianca Pitzorno, che rileggo ancora, quando mi va. Prisca, con il suo spirito battagliero da paladina della giustizia (e da signorina Tummistufi, come me) è stata, in assoluto, la prima eroina di cui mi sia mai innamorata.

Quando nasce la tua passione?

La mia passione per i libri e per il disegno nascono insieme, da piccolissima. Guardavo mia sorella più grande leggere e capii che si trattava di un potere sensazionale. Guardavo il mio papà dipingere e capii che anche quello doveva essere un potere che non potevo farmi sfuggire. Infine la mia mamma, che è sempre stata la più pragmatica della famiglia, mi mise a disposizione uno strumento strabiliante: le letterine magnetiche. E fu allora, forse, che cominciai ad inventare storie. Sopra il nostro frigorifero.

Che ostacoli hai incontrato?

L’ostacolo del passato è stata l’eccessiva razionalità, che teneva a briglie strette la mia fantasia ed il suo desiderio di correre sfrenata. L’ostacolo principale, oggi, è il tempo. E’ dura, tra lavori e impegni vari, ritagliare qualche ora (qualche secondo, nel peggiore dei casi) da dedicare all’illustrazione o alla scrittura, perché sono cresciuta a suon di “Prima il dovere e poi il piacere” e sono ancora troppo lontana dal considerare queste mie passioni un dovere. A volte vorrei proprio guardare il mondo a testa in giù e dirmi “Prima il piacere e poi il dovere, per una volta!” e presto o tardi, lo so, sarò così tenace da gridarlo.


Storie colori


Che tecniche usi per realizzare i tuoi lavori?

A me piace tutto. Ma davvero! Uso l’acquerello ma subito dopo mi imbatto in una tavola ad acrilico e mi innamoro dell’acrilico. Amo l’acrilico e le paste materiche ma poi mi innamoro del collage. Quindi torno alla matita, ci aggiungo del digitale, poi stampo tutto

e lo ritaglio per farci nuovo collage. Insomma, visto che non so scegliere, il più delle volte la mia è una tecnica mista. Ognuna di queste tecniche mi dà qualcosa alla quale, per ora, non so rinunciare. Spesso mi capita di ripensare ad alcune illustrazioni con tecniche diverse, ma poi vince sempre il calderone e ci butto dentro tutto. La mia è decisamente una tecnica mista. Mi mette allegria, mi fa pensare che il mio lavoro non sia mai così compiuto da non poter essere di nuovo stravolto. Credo che lo stile rispecchi immensamente la persona che siamo, oltre che gli artisti che vogliamo essere: io sono una baraonda, ecco tutto.

Che storie racconti attraverso le tue immagini?

Mi piace raccontare, attraverso le immagini, tutto ciò che mi passa per la testa: nuovi personaggi, situazioni paradossali, realtà viste come piace a me, con la testa di sotto e i piedi all’insù. A volte capita che da uno schizzo nasca un’idea e che da una faccia buffa venga fuori tutta la sua storia. A volte il contrario. Re Tempesta, per esempio, è nato al semaforo: è bastata un po’ di pioggia ed un tergicristalli petulante che gracchiava la sua tiritera, che in un attimo ho sentito il bisogno di dare un volto al mio personaggio. Finora, comunque, tutte le storie che amo illustrare sono storie per bambini, perché, tanto per citare M. Montessori (che di bambini ne sapeva molto più di me), “Il bambino è insieme una speranza e una promessa per l’umanità”. Ed io sono assolutamente d’accordo con lei.

A cosa/chi ti ispiri?

I miei illustratori di riferimento sono dei mostri sacri dell’immagine, in perfetto stile “Puntiamo in alto”. Oltre ad essere indiscutibilmente fenomenali, c’è qualcosa in loro che mi trasmette quella sensazione “Uccidetemi, perché non sarò mai così brava” che trovo assolutamente utile, forse indispensabile, per andare avanti con la giusta grinta. Ne potrei citare a centinaia ma mi limito ad un nome, Olivier Tallec.

Come nascono le tue idee?

L’ispirazione, il più delle volte, fa toc toc alla porta nei momenti più impensati: in fila alla Posta, durante una cena noiosa, quando in borsa non ho uno straccio di penna né un pezzetto di carta. Cerco, però, di ingraziarmela in modi diversi, sfogliando albi illustrati di altri autori, leggendo, guardando film, aprendo la finestra e godendomi il parco di fronte casa, brulicante di storie. A volte serve poco, una scintilla. A volte, meglio chiudere lo sketchbook e farsi una bella cantata.


Come una vedetta pirata


Se chiudi gli occhi, dove vorresti essere? Come vorresti realizzarti? Cosa vorresti realizzare?

Chiudo gli occhi e sono dove sono ora, alla scrivania. Ma si tratta di una scrivania molto più grande, di legno grezzo e macchiata di acrilico colorato. Di fronte a me, barattoli e cilindri di ogni misura, pennelli, pennelli, pennelli, colori, scotch di carta, forbici, fogli
e ancora pennelli. Una tazza di tè dimenticata in un angolo che lascia la sua orgogliosa impronta circolare, un menabò in lavorazione aperto lì accanto. Sono un’illustratrice e un’autrice. Un’illustrAutrice.

Speri di fare della tua passione il tuo lavoro?

Lo spero con tutto il cuore e lavorerò con tutte le forze possibili per far sì che accada.

Quali sono le cose che ti piacciono di più di questa attività e quali le criticità?

Mi piace il fatto che non devo immedesimarmi in niente e nessuno, non devo “entrare nell’ottica”, inquadrarmi, adattarmi. Quando disegno sono me stessa e posso dimenticarmi di tutto il resto. Mi preoccupa, non lo nascondo, il fatto che, in questo lavoro, non esistono vacanze, niente ferie né pensione (ma del resto, di questi tempi…). Bisogna rimanere degli arzilli Peter Pan, sempre pronti a scattare per inseguire una nuova storia, un’avventura, o la propria ombra incontentabile.

Ogni storia ha bisogno di un finale, tu quale scegli?

Scelgo il finale di un libro molto bello, scritto da Thierry Lenain ed illustrato da Olivier Tallec (“Bisognerà", Lapis Edizioni). Dopo avere stilato un triste elenco di tutte le brutture di questo mondo, il libro recita così: “Alla fine il bambino guardò il mondo un’ultima volta, dalla sua isola. Poi decise…di nascere.”


Ecco l'immagine che troverete per tutto il mese di gennaio come copertina della pagina facebook del blog, tratta dall'albo illustrato "Re Tempesta" scritto ed illustrato da Silvia Perrone!



"L’immagine che ho scelto per la copertina fa parte di “Re Tempesta”, il mio primo albo illustrato, pubblicato da le Brumaie Editore (TO) nel 2015. Questo affascinante cuoco dagli occhi smeraldo è, senza dubbio, il mio personaggio preferito. E’ stato bello disegnarlo insieme alla rondinella che, sullo sfondo, non rinuncia a guardare il cielo, pronta a spiccare nuovamente il volo. A volte, anche nelle creature più piccole, c’è talmente tanta forza da smuovere persino un re."